GIOVANI e SPORT

La sedentarietà dei giovani italiani ha raggiunto livelli preoccupanti. Il declino maggiore sembra essere avvenuto durante lo stop forzato a strutture sportive durante il Covid-19. Anche se i numeri non lo supportano, la mia sensazione però è che questa “crisi” parta da più lontano.

Lo sport nasce in Grecia come allenamento per la guerra e raggiunge il suo massimo splendore con la creazione delle Olimpiadi dove si celebrano il bello dei movimenti e il bello del corpo. Non esistono medaglie, la ricompensa per la vittoria è la consapevolezza di essersi mossi un passo più vicini agli dei.

I giochi olimpici moderni abbandonano il bello per una misurazione oggettiva del record e si incarnano nello slogan: citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte). Gli atleti vengono celebrati per la loro bravura.

Il 19 Marzo il Senato ha approvato all’unanimità il ritorno dei Giochi della Gioventù, il cui motto originario era “Tutti Protagonisti, Nessuno Escluso”. Il significato era quello di stare insieme per divertirsi oltre alla competizione e a prescindere dal risultato finale.

La pandemia, il cellulare, i social sono tutte ragioni valide per giustificare la rinuncia dei giovani ad intraprendere uno sport.

Faccio però fatica ad ignorare l’ossessione che la società moderna ha per la competizione e la vittoria e non mi stupisce che i nostri ragazzi ad un certo punto dicano “no!”, soprattutto laddove siano sprovvisti di strumenti per identificare il significato e il senso dietro la fatica necessaria per competere.

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