GIUSTO IL TEMPO DI UNA TAZZA DI CEREALI

Durante un workshop formativo, qualche anno fa, alla classe è stata posta questa domanda: “L’ultima volta che qualcuno o qualcosa ti ha fatto arrabbiare, che hai fatto per fartela passare?”

Un collega rispose che il suo modo di farsi passare la rabbia fosse prepararsi una tazza di cereali e mangiarsela. E se non bastava, se ne faceva un’altra. E un’altra.

La rabbia è un’emozione primaria ed è una risposta naturale a situazioni percepite come minacciose o ingiuste. Darwin scrisse che “le emozioni ci comunicano che abbiamo un problema che richiede attenzione e una risposta"; mangiarsi una tazza di cereali era il suo modo di dare attenzione al problema e dare una risposta.

La mia tazza di cereali sono 10km di corsa. Mi ci vogliono in media 58 minuti*. È il tempo necessario per processare ciò che di importante devo processare. Soprattutto quando ho necessità di risolvere questioni complesse, che siano di lavoro o di vita privata, mi impongo di farlo in questo lasso di tempo. A volte mi basta molto meno tempo e distanza, altre volte “l’illuminazione” arriva verso la fine, ma arriva. Ad oggi, questa unità di misura non ha ancora fallito e la consiglio fortemente a tutti, ma a prescindere dall’unità di tempo scelta, che sia in tazze di cereali, chilometri di corsa o metri di siepe tagliata, l’importante è avere un proprio spazio per riflettere sui propri bisogni.

La rabbia è un campanello d’allarme e ci segnala che c’è un bisogno non soddisfatto. Dedicare tempo e spazio a comprendere quale sia questo bisogno ci consente di aumentare la nostra consapevolezza e ci mette nelle condizioni di esprimere agli altri in che modo possono contribuire a soddisfare il bisogno.


*per i runner che leggono, l’ultimo pezzo è in salita, non giudicatemi.

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