IL MITO DELLA CURA, POTENZIALITÀ E SFIDE
Favola di Igino
“La Cura, mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma. Mentre era intenta a stabilire che cosa avesse fatto, intervenne Giove. La Cura lo pregò di infondere lo spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove acconsentì volentieri. Ma quando la Cura pretese d’imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo proibì e volle fosse imposto il proprio. Mentre la Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché aveva dato ad esso una parte del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima pensò e diede forma a questo essere, fin che esso vive, lo possieda la Cura. Per quanto concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è fatto di humus.”
Le potenzialità personali non sono tratti del carattere, ma virtù pratiche che, essendo soggette a scelta, possono essere represse e trascurate oppure valorizzate, allenate e trasformate in valori, competenze e talenti. (Stanchieri)
Credere che in ognuno di noi ci siano risorse straordinarie e che queste possano essere allenate, sono le condizioni alla base di un percorso di coaching umanistico.
In azienda, lavorare sulle potenzialità culturali aiuta ad individuare valori e competenze che stanno alla base di visioni e strategie rinnovate.
In famiglia, le potenzialità pongono le basi per un nuovo modo di ascoltare, di relazionarsi ed educare, ricercando il meglio negli altri.
Nello sport, diventano virtù che ispirano azioni, motivazioni, significati e promuovono una cultura innovativa del fare sport che mette al centro la felicità dell’atleta.
Le potenzialità sono i nostri punti di forza e la loro principale caratteristica è che quando le esprimiamo stiamo bene e che per stare bene dobbiamo esprimerle. Quando le trascuriamo è come se trascurassimo noi stessi, ci sentiamo infelici, possibilmente in colpa. Nel modo in cui ci prendiamo cura di noi si esprimono le potenzialità, per questo la Cura di Sé è la potenzialità madre da valorizzare.
“Il suo scopo è duplice: amare e proteggere la vita. È un modo di essere che richiede tempo, metodo e spazio. Quando la cura di sé viene sostituita dal disprezzo e dell’odio per se stessi rende impossibile lo sviluppo di ogni altra potenzialità. La cura di sé spinge a prendersi cura del proprio sviluppo interiore.” (Stanchieri)
Da manager, genitori, compagni o allenatori, non possiamo ignorare l’importanza sentimentale della cura di sé (e dell’altro per sé) in riferimento alla ricerca del successo nelle nostre sfide quotidiane. Farlo sarebbe come accontentarsi di un benessere momentaneo, un risultato di una performance accidentale, non sostenibile nel tempo, perché frutto di una logica del bisogno e della mancanza invece che di una logica affermativa che si fonda sull’amore per la vita, la sua fioritura e difesa.

