L’AMORE È UN MIRACOLO

“Papà mi vuoi bene?”
“No, ti amo proprio.”
“E Lorenzo lo ami?”
“Si certo!”
“E la mamma?”
“Senza dubbio!”
“Ma com'è possibile che ami tutti e tre?”

C’è questa idea diffusa nell’immaginario collettivo che il cuore si divida in tante parti quante sono le persone da amare. 
E se si moltiplicasse invece?

Se diventasse 2, 3, 10, 100 volte più grande? Se amassimo anche con il fegato e i reni? Dopo tutto c'è chi dice di essere ebbro d'amore quindi quelli sono tecnicamente gli organi chiamati in causa per gestire la sbornia sentimentale. 
Se diventassimo pieni d’amore?

Immaginiamo un mondo in cui ogni nuovo incontro è fonte potenziale di crescita.

Questo potenzialmente trasforma tanti paradigmi che guidano ed influenzano il sentimento d’amore: dal possesso dell’altro alla fatica, dalla rinuncia al sacrificio, dall’amore che nasce per ragioni esterne (il fulmine, la freccia di Cupido) ad un sentimento che è coltivato e si nutre della scelta consapevole di condividere un progetto di vita comune.

“No! È inutile che mi sfuggi.”
“Io non sfuggo, Carlo!”
“Mi sfuggi! Invece dobbiamo parlare visto che prima hai voluto parlare tanto, invece di amarmi come io ti amavo.”
“E come dovevo amarti, Carlo? In silenzio, lasciandomi adorare come una statua?”
“Ma l'amore è mistero, silenzio. In silenzio io ti veneravo. Mi bastava guardarti per essere felice giorni e giorni. Non avevo bisogno di parlare. L'amore è un miracolo, e come tale…”
“L'amore non è un miracolo, Carlo, è un'arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.” (da L’arte della gioia, Goliarda Sapienza)

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